Cappella Maria SS. dell’Elemosina |
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Cappella di Santa Maria dell'Elemosina
L’immagine in legno di cedro, è dipinta a tempera d’uovo, tecnica molto usata nel XV secolo a Bisanzio, che probabilmente rimanda all’origine dell’arrivo dei padri albanesi profughi dalla madre patria, a causa dell’invasione dei Turchi. Misura metri 0,85x0,62 ed è un mezzo busto della Madonna, che sostiene con la mano sinistra il Bambino Gesù , e con la destra la sua mano.; il volto del Figlio di Dio poggia sul volto della Madre. A sinistra del capo della Madonna la sigla “S.MRA” (Sancta Maria, Santa Maria), a destra “ELENÆ” (Eleemosinæ, dell’Elemosina), sigle che sono state apposte in aggiunta successivamente al dipinto sotto quelle latine. A sinistra la sigla greca “MP (Mήτηρ, Madre), a destra ΘΎ” (Θεού, di Dio) e sul capo del Bambino “IÇ, XÇ” (Ιηςούς Xριτός, Gesù Cristo). Dal punto di vista teologico le icone, in questo caso quella di Santa Maria dell’Elemosina o della Divina Misericordia presenta tre stelle che rimandano alla perpetua verginità di Maria; la prima sul Capo, la seconda sulla spalla e la terza stella è nascosta dal Figlio, segno che la Vergine ha partorito rimanendo intatta nella sua verginità. Ella è rivestita con i colori del suo velo, il Mandylion, velo tipico delle donne siriache, diversamente dal colore della veste del Cristo, la tunica. Infatti, il colore marrone simboleggia ciò che è terrestre, umile e povero mentre il rosso la divinità. E cosi il Figlio, divino e regale, si riveste dell’umanità terrestre, mentre la Madre, creatura umana, viene avvolta e rivestita della divinità in quanto Ella è scelta per essere la Madre di Dio. Nel corso dei secoli, furono attuate numerose sovrapposizioni di colore sull'immagine originale, che ormai l’avevano resa quasi irriconoscibile; ad aggravare l’usura del tempo anche il fumo delle candele e gli strati di polvere. Dopo la seconda metà del XIX secolo veniva posto un rivestimento argenteo, che fungeva da protezione rendendola più preziosa agli occhi dei fedeli, ma nello stesso tempo causava anche lo scrostamento della pittura sottostante producendo un sottile strato di muffa. Due i restauri uno effettuato nel 1948 dal maestro Giovanni Nicolosi di San Giovanni La Punta, con la cancellazione delle lettere greche e latine, e un ulteriore restauro sul finire del 1998 ad opera del maestro Giovanni Calvagna di Aci Sant’Antonio, con l’ulteriore apposizione delle lettere restituendo il primigenio splendore all’Icona. Negli anni dal 2012 al 2015, durante la prepositura del Prevosto della Collegiata, il Canonico Agrippino Salerno ha voluto ridare alla riza in argento una nuova lucentezza e un nuovo vigore, facendo applicare e incastonando altri preziosi, nonchè applicando una nuova raggiera, lo sfondo con le lettere e una cornice in argento ad opera della premiata ditta palermitana Antonino Amato e presentata alla comunità durante il novenario di preparazione alla solennità estiva di Santa Maria dell'Elemosina d'agosto. Di seguito la cronistoria del “tesoro” e delle “gioie” che la Madonna dell’Elemosina nel corso degli anni ha ricevuto in dono dai fedeli, con le rispettive datazioni:
Dal 1980
Il 25 agosto 2012 Ritornando alla Cappella, la fabbrica è di stile barocco e realizzata con marmi pregiati finemente lavorati ad intarsi e stucchi in oro zecchino, con fondo blu nella parte superiore o macchina, la quale si presenta concava, sfiorando il catino absidale. Inoltre il monogramma mariano e la scultura del Padre Misericordioso, realizzata nel 2004 dal maestro catanese Tullio Aceto. La cappella è chiusa da un alto cancello in ferro battuto, realizzato nel 1740 da Giuseppe Scarvaglieri, come si evince dall’epigrafe latina in lamina posta sulla sommità del medesimo cancello.
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