Altare di San Biagio vescovo e martire |
Il primo Altare, entrando dalla navata di destra della Basilica Collegiata Santuario, è dedicato a San Biagio, la cui statua lignea settecentesca è posta all’interno di una nicchia e raffigura il vescovo martire, morto a Sebaste (Armenia) nel 316 circa, durante la persecuzione tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Un avvenimento miracoloso legato alla vita di San Biagio è la guarigione di un fanciullo a cui gli si era conficcata una lisca in gola, attribuendo al Santo l’invocazione e la protezione per i mali di questa parte del corpo. Ogni anno nel giorno della festa liturgica, il 3 febbraio, dopo la Santa Messa avviene il rito della benedizione della gola, compiuto dal sacerdote celebrante mediante due candele incrociate e la successiva benedizione e distribuzione di piccoli pani a forma circolare (in siciliano cuddureddi). La statua riporta dietro le spalle, nascosta alla vista, questa epigrafe latina a perenne memoria. Deo optimo maximo. Usque ab anno1764 primum magister Blasius Viaggio quotannis [m]ihi fest[us s]olemnizababat. Postea eius filius Archanglus. De hinc huius [f]ilius canonicus et decanus Blasius. Tandem nepos pater frater Benedictus Viaggio aere suo meum deuravit (sic) simulacrum et aediculam hanc aedificavit anno 1877. Traduzione: A partire dall'anno 1764 dapprima il «magister» Biagio Viaggio celebrava ogni anno la mia festività. Poi suo figlio Arcangelo. Quindi il figlio di questi, il canonico e decano Biagio. Infine il nipote padre frate Benedetto Viaggio a sue spese rese onore alla mia effigie ed edificò questa edicola nell'anno 1877. Una vicenda legata alla statua di San Biagio è avvenuta il 25 ottobre 2015, quando il simulacro venne portato per essere restaurato nel laboratorio d’arte della ditta Calvagna ad Aci Sant’Antonio. Con enorme stupore a dicembre dentro il simulacro fu scoperto il tronco di una statua scolpita in legno più antica, che secondo uno studio fatto dal biancavillese Antonio Mursia, del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, potrebbe essere la raffigurazione di San Nicola di Mira. Da questa vicenda si aprirono così nuovi studi e versioni intrisi di storia e se vogliamo anche un pizzico di mistero sulla storia del simulacro di San Biagio. A commissionare il restauro è stato Antonio Zappalà, cittadino biancavillese legato particolarmente alla venerazione del Santo da generazioni di suoi antenati. In base ai documenti d’archivio consultati da Antonio Murcia del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania e da Antonio Alessandro Marino Zappalà, la statua sarebbe databile nella seconda metà del cinquecento, poiché non menzionata nella visita pastorale del 1555 da Monsignor Nicola Maria Caracciolo, vescovo di Catania, dove non compare neanche la Sacra Icona di Santa Maria dell’Elemosina. Un’attenta analisi iconografica rivela che l'antico simulacro scoperto dentro la statua di San Biagio sia da identificare a San Nicola di Mira venerato a Bari, ma anche in diversi centri urbani dell'Italia meridionale ed in Sicilia, nella fattispecie ad Adrano. Qui il culto a questo Santo è attestato alla fine del duecento in quanto nella chiesa “San Nicola e Maria” compare nella collettoria pontificia dal 1308-1310. A Biancavilla il culto di San Nicola di Mira è documentato con certezza nel 1602 dove nel documento della Visita pastorale effettuata dal vescovo di Catania, Monsignor Giandomenico Rebiba si legge della presenza di un'immagine di San Nicola insieme a quella di San Placido, da cui si evince che è stata costruita di recente la statua di San Nicola. Dunque doveva essere presente all'interno della chiesa Madre di Biancavilla già a partire dalla fine del cinquecento. Quindi 1602 si impone, secondo gli studi di Mursia, quale termine certo della sua esistenza nella città etnea. Un ulteriore indizio prospettato dallo stesso studioso su questa statua proviene anche dalla pergamena di consegna delle Reliquie di San Placido datata anch'essa nel 1602 dove sul bordo superiore destro compare la riproduzione di San Nicola di Mira nel documento. Inoltre appaiono i Santi Placido e Zenone a testimonianza dei culti presenti a Biancavilla all’alba del seicento. Quindi secondo gli studi preliminari portati avanti da Antonio Mursia si evincerebbe che dentro la statua di San Biagio potrebbe essere proprio quello raffigurante San Nicola di Mira. Attualmente questa statua si trova in una nicchia posta a destra dell’Altare monumentale della Sacra Famiglia, mentre la statua restaurata di San Biagio è ritornata in Basilica Collegiata Santuario nella seconda decade di agosto del 2016 ed adornata da una mitria vescovile bianca con ricami d’oro, donata dalla signora Clementina Viaggio, erede della famiglia Viaggio, per devozione e gratitudine nel centenario della sua nascita.
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