Presbiterio e Altare maggiore |
Presbiterio e Altare maggiore
Il Presbiterio, dal latino Presbytèrium, luogo della chiesa riservata al clero da cui prende il nome Presbitero, contiene l’ampio coro e l’abside. Ai lati, vi sono stalli in legno intarsiati in bassorilievo, realizzati nel 1778, e restaurati in epoca recente per volontà del Prevosto Agrippino Salerno nel 2010, avevano il compito, nel passato, di accogliere i Canonici dell’insigne plurisecolare Collegiata. Sulle medesime pareti, in corrispondenza degli stalli lignei, sono presenti due pitture su tavola raffiguranti a sinistra la solenne cerimonia d’incoronazione della Madonna della Sacra Icona di Santa Maria dell’Elemosina avvenuta il 3 ottobre 1948, realizzato nel 1955 dall’artista Domenico Agosta. Il Prevosto della Collegiata, Monsignor Gaetano Messina, dopo aver commissionato al pittore catanese Emanuele Di Giovanni - che lo realizzò nel 1952 - il quadro denominato: "La Madonna dell’Elemosina si fermò a Callicari", volle aggiungere sul lato sinistro dell'opera un ulteriore dipinto su tavola così da completare e rendere armonica l'area presbiterale della Chiesa Madre. Fu contattato allora un artista di San Giovanni Galermo, nel catanese, il maestro Domenico Agosta. Nato a Catania il 28 maggio 1914, cominciò giovanissimo la sua carriera nel campo artistico, seguendo le orme del suo maestro Alessandro Abate, la cui carriera artistica a- sua volta - è legata all'ambiente catanese della prima metà del '900. Agosta morì al compimento del suo ottantottesimo compleanno nel 2002; egli si soffermava sugli aspetti sociali, rappresentando espressioni dell'arte contemporanea, spaziando dalla natura al paesaggio sino alla pittura sacra; coglieva l’attimo e gli avvenimenti che lo circondavano. Il maestro Agosta realizzò dapprima con gli schizzi e bozzetti l’opera cercando uomini e donne che da lì a poco sarebbero divenuti i protagonisti dell'opera finale. La Sacra Icona della Madonna posta sotto un baldacchino, al centro, mentre un raggio di sole illumina il quadro, sottolineando l'illuminazione divina dell’avvenimento. Tra i personaggi presenti nel quadro il Sindaco Salvatore Uccellatore e padre Giosuè Calaciura a destra del baldacchino; il Prevosto Gaetano Messina che indossa una mozzetta, l'allora Arcivescovo di Catania, Monsignor Carmelo Patanè. Alcuni vescovi provenienti dalle diocesi della Sicilia, numerosi sacerdoti, oltre 100 chierici del Seminario di Catania, autorità militari e civili, il gonfalone del Comune e numerosi fedeli a far da cornice all'evento. Nella parte sinistra del dipinto, dietro una cancellata, si scorgono i genitori e la sorella del Prevosto Messina, ed alcune donne, tra gli altri le orsoline Anna Reitano e Venera Bottino. Infine lo stesso autore volle ritrarsi a sinistra della scena insieme al piccolo nipotino Pippo Liotta. Il dipinto su tavola misura 4,25x2,45 metri e fu ultimato nel 1955 e collocato sulla parete dell'area presbiterale in Chiesa Madre; intanto a succedere a Monsignor Messina alla guida spirituale della parrocchia matrice veniva nominato l'anno precedente il Canonico Giosuè Calaciura; mentre alla guida della giunta di Biancavilla: il Sindaco Giosuè Leocata, in seguito alla morte del suo predecessore, dottor Salvatore Uccellatore. Un'opera che a distanza di oltre mezzo secolo testimonia come un istante così emblematico per la comunità biancavillese ma non solo sia rimasto "immortale" ed eredità per le generazioni che si sono susseguite nel tempo. Sul lato destro, l’arrivo dei padri fondatori albanesi sul finire XV secolo; nella scena, opera dell’artista catanese Emanuele Di Giovanni dal titolo "La Madonna dell'Elemosina si ferma a Callicari". Venne collocata il 31 luglio del 1952 (metri 4,25x2,45); l’artista ha voluto cogliere l’attimo in cui, secondo la tradizione, gli esuli albanesi venerano la Sacra Icona di Maria, nell’atto in cui l’Immagine rimase attaccata alle fronde dell’albero di fico, sul quale era stata posizionata durante la sosta in terra di Callicàri, l’odierna Biancavilla. Nel paesaggio sullo sfondo si distingue l’Etna, mentre tra le figure si scorge il papàs (sacerdote della Chiesa cristiana di rito greco bizantino o della chiesa greco ortodossa) con la veste nera e la barba lunga e un albanese inginocchiato che reca in mano la Croce bizantina, tutt’oggi conservata nel tesoro della Basilica. Infine dietro l’Altare maggiore e sopra la cantoria si trova il monumentale organo “Serassi” del 1863, opera di Giuseppe Puglisi. L’Altare maggiore, consacrato il 27 maggio 1957, negli anni ottanta è stato staccato e adattato secondo le precise disposizioni del Concilio Vaticano II. Il Presbiterio è posto sopralzato di quattro gradini rispetto al piano dell’intera struttura Sacra, e al suo ingresso presenta due balaustre sempre in marmo del XIX secolo, un tempo chiuse da un cancelletto in ferro battuto.
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